Tempo
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Una viaggio di 2500 chilometri fino al cuore delle Highlands scozzesi.
Una strada in piena campagna.
Una porta blindata.
Indosso tuta protettiva, stivali e luce frontale.
Percorro un tunnel lungo 250 metri dentro la montagna.
Finalmente il varco tanto atteso: un tubo di 45 centimetri di diametro come unico accesso alla cisterna.
Smonto la fisarmonica in due parti per farla passare.
Mi stendo dentro il tubo e striscio nel Grande Buio.
Freddo, nauseabondo, pregno di olio pesante. Ovunque.
Un immenso serbatoio: 240 metri di lunghezza, 14 di altezza e 9 di larghezza.
Un riverbero lungo un minuto. Eterno, tremendo, fantastico.
Suonare ciò che mai ho suonato e che mai più suonerò, con l’ombra del mio passato,
con la proiezione del mio futuro, in un presente che fluttua nell’oscurità come
un pennello che dipinge quadri sonori mai uditi prima.
Il luogo stesso ha deciso e diretto la mia esecuzione.
La fisarmonica fu solo l’innesco per lo strumento più grande che io abbia mai suonato.